Il trifoglio evoca bei prati verdi, magari in Irlanda, e qualcuno si chiederà a cosa può servire questa bellissima erba in un terrazzo. Il trifoglio è una pianta erbacea leguminosa che ha delle notevoli qualità miglioratrici e fertilizzanti.
Infatti contrasta la crescita delle erbacce e fissa l'azoto (uno degli elementi chimici più utili per le piante) nel terreno in cui cresce, tramite vari meccanismi tra cui il principale è la simbiosi delle sue radici con funghi e batteri utili. Perciò, intuitivamente, può essere usata per evitare l'uso di fertilizzanti. Ho fatto la sua conoscenza, per così dire agronomica, leggendo le opere di Masanobu Fukuoka, un agronomo giapponese propugnatore della teoria della coltivazione naturale (senza insetticidi, concimi chimici e lavorazione del terreno) ed ispiratore della moderna permacultura: Fukuoka usava il trifoglio bianco (Trifolium repens) nei suoi terreni dove coltivava alternativamente riso ed orzo, o per recuperare terreni esauriti o apparentemente sterili. Documentandomi meglio sul trifoglio ho poi scoperto che effettivamente è usato anche da noi in occidente (non universalmente, comunque) come riposante per i terreni tra le rotazioni della coltivazione e come concime vegetale (sovescio). Il trifoglio è una pianta nutriente quindi adatta come mangime animale ed anche umano, visto che è commestibile. Esistono diverse varietà, tra cui le principalmente interessanti per i nostri scopi sono il bianco, il bianco nano ed il nanissimo (che, come suggeriscono i nomi, hanno differenti altezze). In certe condizioni la pianta è perenne, in altre è biennale o triennale, ad ogni modo sembra che il suo ciclo vitale medio testimoniato da Fukuoka (in campo o in prato) sia di circa 6-7 anni. In ultimo, è facile da coltivare.
Sempre alla ricerca di idee per evitare l'uso della chimica in giardinaggio ho deciso di sperimentare l'uso del trifoglio nel mio terrazzo in consociazione con altre piante. Come già accennato in altri post il problema della consociazione è che non tutti i vegetali sono compatibili con gli altri come irrigazione, terreni adatti e sostanze nutritive; esistono tabelle con le principali consociazioni utili e dannose, comunque vale sempre la pena di sperimentare. Uno dei parametri per predire se una consociazione andrà bene è la profondità delle radici e in genere, escluse altre incompatibilità, si possono coltivare insieme piante che vegetano a profondità diverse. Quindi (vista la capacità vista prima del trifoglio di contrastare le altre erbe) esclusa in partenza la sua coltivazione con piante tipo il prezzemolo od il basilico, ho deciso di provare con i miei narcisi. Il narciso, una pianta che amo molto per vari motivi, è un bulbo che non ha molto senso coltivare in terrazzo: tiene occupato spazio per molto tempo (essendo una pianta perenne) a fronte di una fioritura breve e di lunghi periodi di vegetazione prima in crescita e poi in disseccamento (ma ne parleremo in un post dedicato). Ad ogni modo il bulbo del narciso va piantato a non meno di 10-15 cm di profondità e questo motivo, unito al fatto di poter sfruttare esteticamente meglio i suoi vasi, mi ha convinto a provare la consociazione del trifoglio con questa pianta. Ho acquistato i semi di trifoglio nano (che raggiunge un'altezza di circa 10 cm) e li ho seminati abbastanza fittamente nei vasi dei narcisi alla fine di febbraio; il periodo di semina può variare a seconda della precocità del clima mite, ad ogni modo è ad inizio primavera. Ho tenuto la superficie del terreno costantemente umida (attenzione a non esagerare per non danneggiare i bulbi) ed al sole per favorire le germinazione, che è iniziata 7 gironi dopo la semina; una volta nate le piantine ho irrigato normalmente secondo le esigenze dei narcisi, tenendo conto che superficialmente il terreno deve sempre essere leggermente umido, ed il risultato è quello della foto.
Vantaggi e svantaggi? Partiamo dal punto principale, cioè la fornitura d'azoto che ovviamente si potrebbe certificare solo con analisi del terreno o con l'osservazione a lungo termine: ad ogni modo tale fenomeno non è istantaneo. In teoria, quando si comincia tale sistema di coltivazione, all'inizio il trifoglio ne assorbe invece di cederne (effetto logico, spiegato dalla crescita della pianta che ne abbisogna esattamente come le altre), quindi in partenza la consociazione con questa leguminosa è leggermente dannosa; la fissazione dell'azoto nel terreno comincia quando l'erba è adulta e si sono instaurate le simbiosi radicali, perciò tale beneficio va valutato nell'arco di molti mesi, o anni, e comunque nell'arco di una consociazione completa. In questo senso il mio esperimento è mirato e a lunga scadenza, nel senso che il bulbo del narciso a circa inizio estate va a riposo ed il trifoglio ha tutto il tempo di vegetare e fornire azoto al terreno prima dell'inverno (che in vaso credo non supererà): perciò i risultati definitivi si vedranno i prossimi anni, specificando che ad ogni modo i narcisi hanno prosperato comunque senza problemi. Un vantaggio osservabile invece a brevissimo termine è stata la diminuzione e la diversificazione della quantità d'acqua necessaria all'irrigazione: infatti la copertura di trifoglio ripara il terreno dal sole, diminuendo l'essiccamento e l'evaporazione e riducendo notevolmente le annaffiature. L'unica accortezza è che, mentre i bulbi in profondità abbisognano di minori irrigazioni, il trifoglio in superficie richiede più costanti (e leggere) annaffiature, che comunque non sono quotidiane. Un ultimo vantaggio visibile è quello estetico, visto che il trifoglio movimenta ed abbellisce notevolmente il terrazzo: se per caso volete mettere un po' di verde nel vostro balcone, senza avere troppi problemi di manutenzione, è la soluzione ideale.