FOOD REVOLUTION DAY 2012: -1
Parlando di cibo più sano e di maggior coscienza riguardo a ciò che mangiamo è inevitabile toccare un argomento spinoso: se sia meglio essere onnivori o vegetariani (oppure vegani).
Premetto schematicamente alcune cose. Il termine vegetariano si riferisce a chi rifiuta carne o pesce ma utilizza prodotti di origine animale come uova, latte e formaggi; il termine vegano si riferisce a chi rifiuta ogni prodotto che abbia origine animale, non solo la carne o il pesce. Questi due termini non sono netti ma comprendono un buon numero di regimi alimentari diversi tra loro (ad esempio alcuni vegetariani non mangiano la carne ma accettano il pesce, oppure altri rifiutano anche i cibi cotti). Vegetariani e vegani differiscono tra loro anche per la componente "filosofica": alcuni praticano questi regimi alimentari per un motivo puramente salutistico, alcuni per un impegno volto ad eliminare la sofferenza e lo sfruttamento degli animali, altri ancora per entrambi i motivi. Chiedo scusa ad eventuali lettori vegetariani e vegani se sono stato troppo breve e schematico.
Mangiare frutta, verdura e derivati vegetali (come la pasta) fa sicuramente bene: un regime alimentare di questo tipo significa pochissimi grassi, zuccheri meno dannosi, molte fibre, tante vitamine e sostanze naturali benefiche di tipo officinale. Una dieta basata principalmente sulla carne e su derivati animali significa avere elevato apporto di grasso, accumulo di colesterolo, problemi di motilità intestinale. Rimane il problema delle proteine: a seconda della fonte e del ricercatore quelle vegetali possono sostituire senza problemi quelle animali, oppure no. Ci sono popolazioni che a causa delle condizioni ambientali dei loro insediamenti e della loro cultura mangiano esclusivamente carne (pensiamo agli Inuit o ai nomadi Mongoli): una persona "normale" che vivesse con loro subirebbe ben presto conseguenze fisiche serie come l'avitaminosi, che invece questi popoli evitano grazie all'adattamento di secoli.
Non voglio fare considerazioni morali su chi mangia o non mangia carne o latticini: è una scelta privata. Personalmente penso che se il corpo umano si è evoluto per essere onnivoro debba seguire una dieta di questo tipo, e che eliminare totalmente i prodotti animali non sia troppo sano per il fisico, in special modo per quello dei bambini (che è in via di sviluppo). Io stesso ho provato tempo fa un regime di tipo vegetariano che ho dovuto abbandonare perché per me era dannoso: mangio poca carne, ma sento che il mio corpo ogni tanto ne ha bisogno. Comunque vedo e leggo che ci sono moltissimi vegetariani e vegani che dicono di stare benissimo con la loro dieta, quindi immagino che si tratti di differenze fisiche e basta.
Sono d'accordo sulla limitazione dell'uso della carne e sull'incentivazione di un'alimentazione basata prevalentemente sui vegetali. Perché? Per un motivo molto semplice e che quasi nessuno tira mai in ballo in discussioni del genere: lo spreco di calorie causato dagli allevamenti. Un'altissima percentuale dei cereali coltivati sul nostro pianeta, e di vegetali commestibili in genere, viene usata solo per alimentare animali da latte, da carne o da uova. A seconda delle fonti, o del Paese preso in esame, questo dato può variare ma possiamo ritenere valido un valore medio approssimativo del 75-80%. Se poi mettiamo in conto la durata della vita di un animale prima del macello (che quindi utilizza calorie solo per il fatto di vivere) arriviamo alla conclusione che per avere un chilo di carne saranno stati utilizzati parecchi chili di mangime. Ne deriva che, se questo mangime è commestibile per gli umani, per l'alimentazione di una sola persona va sprecato l'equivalente energetico dell'alimentazione di molte. Questo è un dato insostenibile al giorno d'oggi, quando miliardi di persone soffrono per l'insufficiente alimentazione. Aggiungiamo a tutto questo lo spreco d'acqua necessario per allevare un animale in modo industriale, l'uso di ormoni ed antibiotici, l'alto costo monetario ed i metodi spesso crudeli utilizzati a tale scopo. Potremmo avere molto più cibo a disposizione per tutti, e più sano, se ci concentrassimo sulle risorse vegetali e se per l'allevamento animale usassimo il metodo più naturale, logico ed economico del pascolo libero. E si consumerebbe meno carne, e solo per le reali necessità del nostro corpo.
Si può anche farne un discorso di umanità: uccidere è sempre crudele, e tale crudeltà è amplificata dai sistemi moderni dei grandi allevamenti industriali. Animali immobilizzati, in ambienti sovraffollati, che vivono in mezzo ai loro escrementi, imbottiti di sostanze chimiche, esposti alla luce artificiale 24 ore al giorno. Sistemi del genere andrebbero vietati senza pensarci due volte. Non faccio ipocrisie, credo che non sarei capace di tirare il collo ad una gallina, se non vi fossi costretto da reali necessità. Ma ricordiamoci che è nell'ordine della natura che un essere vivente sopravviva a spese di un altro: si chiama catena alimentare. In teoria anche mangiare una carota ne causa la morte, visto che un vegetale è un essere comunque vivente e che (se dobbiamo prestare fede ad alcuni studi svolti al riguardo) prova sensazioni primitive. La differenza sta nel modo in cui lo si fa: una cosa è il contadino che uccide un animale una volta ogni tanto per reali esigenze di alimentazione, un'altra è lo sterminio a catena di bestie segregate e immobilizzate in batterie per tenere pieni gli espositori dei supermercati.
Si può anche farne un discorso di umanità: uccidere è sempre crudele, e tale crudeltà è amplificata dai sistemi moderni dei grandi allevamenti industriali. Animali immobilizzati, in ambienti sovraffollati, che vivono in mezzo ai loro escrementi, imbottiti di sostanze chimiche, esposti alla luce artificiale 24 ore al giorno. Sistemi del genere andrebbero vietati senza pensarci due volte. Non faccio ipocrisie, credo che non sarei capace di tirare il collo ad una gallina, se non vi fossi costretto da reali necessità. Ma ricordiamoci che è nell'ordine della natura che un essere vivente sopravviva a spese di un altro: si chiama catena alimentare. In teoria anche mangiare una carota ne causa la morte, visto che un vegetale è un essere comunque vivente e che (se dobbiamo prestare fede ad alcuni studi svolti al riguardo) prova sensazioni primitive. La differenza sta nel modo in cui lo si fa: una cosa è il contadino che uccide un animale una volta ogni tanto per reali esigenze di alimentazione, un'altra è lo sterminio a catena di bestie segregate e immobilizzate in batterie per tenere pieni gli espositori dei supermercati.