FOOD REVOLUTION DAY 2012: -3
Si fa un gran parlare di cibo "a chilometri zero": carne, frutta, verdura, latticini, derivati, tutti prodotti da aziende artigianali o privati che poi vendono il più vicino possibile al luogo di produzione, con risparmio sul consumo di carburante per il trasporto (a favore dell'ecologia) e risparmio sul prezzo (a favore nostro).
Sono sorti un po' dappertutto mercati ortofrutticoli dal produttore al consumatore, senza grossisti intermediari; addirittura alcuni, su prenotazione, consegnano a domicilio cassette di frutta e verdura mista di stagione; tante di queste aziende sono no-profit perché parte di enti benefici che fanno lavorare nei campi persone in difficoltà o con problemi di handicap. Di solito tali produttori perseguono anche l'obiettivo di coltivare in modo naturale o biologico. I prezzi sono bassi: con quello che spendereste normalmente per un chilo di verdura ne portate a casa una cassetta. Certamente un modo più economico e sano di interpretare il consumo nella nostra età moderna.
Tanti di noi comprano al supermercato. Purtroppo il ritmo della nostra società lascia solo piccoli scampoli di tempo per fare acquisti oculati: la maggior parte delle persone vive di corsa e andare a comprare in un luogo dove trovi di tutto è spesso l'unica soluzione plausibile che i cittadini hanno, per non passare in giro per mercati o negozi il minimo tempo libero residuo che lavoro e famiglia lasciano loro. Questo sarebbe un discorso lungo, complesso e a cascata con infinite diramazioni, che non voglio intavolare: piuttosto, voglio dare qualche consiglio e fare alcune considerazioni che lascio a voi se accettare o meno.
Perché non comprare al supermercato? I motivi sono tanti. Intanto è un luogo abbastanza disumanizzante (qualcuno lo ha inserito nella categoria dei "non luoghi"): centinaia di persone in fila tra gli scaffali come zombie, alla ricerca di un miraggio di risparmio. Commessi e cassieri (non tutti, per fortuna) ombrosi e annoiati, che sembra ti facciano un piacere a consigliarti, salutarti o risponderti, o che si lamentano con te del cliente precedente; e dall'altra parte acquirenti maleducati che trattano commessi e cassieri come servitori, non salutando e rispondendo male. A me mette molta tristezza acquistare in un posto del genere. Parlando di alimentari freschi, in genere un supermercato vende merce di scarsa qualità: roba senza sapore, spesso troppo acerba o troppo matura, che trovi già ammaccata, che è palpeggiata e mossa centinaia di volte da altri prima di te, che in casa non resiste due giorni prima di marcire. L'acquirente risparmia qualcosa perché molta merce proviene da stock tenuti in celle frigorifere, e che prima sono stati acquistati imponendo prezzi troppo bassi ai produttori, ma in realtà non vale la pena di mangiare roba cattiva per risparmiare qualche centesimo al chilo. Troviamo pane scongelato e cotto sul posto, che nessuna legge ancora obbliga a specificare che è prodotto all'estero senza regole sanitarie certe. Non voglio assolutamente criticare chi compra lì, visto che in tanti (specie in questo periodo) sono in difficoltà e anche pochi euro risparmiati ogni spesa possono fare la differenza per una famiglia.
Il supermercato o l'ipermercato forniscono tanti posti di lavoro, specie per giovani alla ricerca di primo impiego o di un'occupazione temporanea. Ma allo stesso tempo ne mettono in difficoltà altri, sottraendo clienti ai piccoli negozianti al dettaglio che magari si trovano in centro città e che sono difficili da raggiungere causa scarsità di parcheggi o pedonalizzazione. Tanti di noi potrebbero tranquillamente raggiungerli a piedi o in bici, ma tutti quelli che devono fare la cosiddetta "spesa grossa" del sabato, e che non possono lasciare i figli a casa o in affidamento ai nonni, devono per forza muoversi con un mezzo di trasporto; se fossimo in un paese ideale, o anche solo in qualche paese estero, potremmo usare i mezzi pubblici che però qui in Italia (come molti di noi sperimentano ogni giorno) non sono completamente fruibili causa ritardi, scarsità di corse nelle ore di punta (che causano anche il sovraffollamento) e pessimi orari di esercizio. Perciò, tornando all'inizio del discorso, il supermercato o l'ipermercato che ha grandi parcheggi, orari continuati e tutti gli articoli che servono sono l'unica soluzione possibile per una famiglia media.
Se si può e si vuole tornate al negozietto. Trovatevi un fruttivendolo di fiducia con frutta e verdura che abbiano sapore, un panettiere che non cuocia pane precotto importato dalla Romania, un macellaio le cui bistecche non siano per metà composte di acqua perché piene di ormoni. Riscoprite il piacere di fare due chiacchiere con negoziante ed avventori, piuttosto che spintonarsi in una fila ad una cassa ed essere serviti malvolentieri da uno sconosciuto. Tanti negozi al dettaglio hanno cominciato a fornirsi "a chilometri zero", da aziende locali che usano metodi di coltivazione e allevamento biologici o naturali: il mio fruttivendolo ad esempio compra i cachi da un produttore che li matura ancora in modo artigianale, con le mele. Lo so, a volte costa un po' di più (anche se spesso non è vero, specie per quanto riguarda la carne): fatelo, magari non sempre, ma provate.
Non fatevi abbagliare dalle tante fiere e sagre che durante la bella stagione affollano i paesini, e che si ammantano dell'aura della naturalità. Sicuramente ci sono tanti produttori autonomi, naturali e biologici che vendono buoni e sani prodotti, ma ci sono altrettanti venditori che offrono a prezzi esorbitanti la stessa qualità che trovereste a meno in un normale negozio. Ad una di queste fiere ho comprato quasi a peso d'oro formaggio caprino che dai racconti del venditore sembrava fatto dal nonno di Heidi; tempo dopo ho comprato formaggio caprino in un mercato "a chilometri zero", da un vero padrone di malga, ad 1/4 del prezzo e di qualità e sapore superiori al primo. In più, considerate che se comprate in Lombardia, in un mercatino, un prodotto naturale o biologico portato lì dalla Puglia (ho citato due regioni lontane a caso, solo come esempio), il discorso ecologico va a farsi friggere per evidente spreco di carburante. Tenete gli occhi aperti: non è tutto oro quello che luccica, tranne quello che avete nel vostro portafoglio.
Stesso discorso per i mercati dal produttore al consumatore, quelli "a chilometri zero": non sono tutti uguali. A volte sono normali mercati, con normali negozi ambulanti (che usano quindi la catena dei grossisti), venditori che arrivano anche da lontano ed occasionali contadini e casari che vendono direttamente al pubblico le loro cose. Un serio mercato "a chilometri zero" ospita solo produttori autonomi ed artigianali, locali e/o del circondario: lo riconoscete facilmente perché la scelta è limitata ai prodotti di stagione e la quantità di merce è quella prodotta nella settimana tra un mercato e l'altro. Un mercato di questo tipo estromette sempre i venditori normali che vi si intrufolano.
Per concludere, fate attenzione al discorso sulla produzione biologica, che è diversa da quella naturale. Biologico vuole spesso dire uso controllato e limitato di fertilizzanti e pesticidi, non la loro eliminazione.
Se si può e si vuole tornate al negozietto. Trovatevi un fruttivendolo di fiducia con frutta e verdura che abbiano sapore, un panettiere che non cuocia pane precotto importato dalla Romania, un macellaio le cui bistecche non siano per metà composte di acqua perché piene di ormoni. Riscoprite il piacere di fare due chiacchiere con negoziante ed avventori, piuttosto che spintonarsi in una fila ad una cassa ed essere serviti malvolentieri da uno sconosciuto. Tanti negozi al dettaglio hanno cominciato a fornirsi "a chilometri zero", da aziende locali che usano metodi di coltivazione e allevamento biologici o naturali: il mio fruttivendolo ad esempio compra i cachi da un produttore che li matura ancora in modo artigianale, con le mele. Lo so, a volte costa un po' di più (anche se spesso non è vero, specie per quanto riguarda la carne): fatelo, magari non sempre, ma provate.
Non fatevi abbagliare dalle tante fiere e sagre che durante la bella stagione affollano i paesini, e che si ammantano dell'aura della naturalità. Sicuramente ci sono tanti produttori autonomi, naturali e biologici che vendono buoni e sani prodotti, ma ci sono altrettanti venditori che offrono a prezzi esorbitanti la stessa qualità che trovereste a meno in un normale negozio. Ad una di queste fiere ho comprato quasi a peso d'oro formaggio caprino che dai racconti del venditore sembrava fatto dal nonno di Heidi; tempo dopo ho comprato formaggio caprino in un mercato "a chilometri zero", da un vero padrone di malga, ad 1/4 del prezzo e di qualità e sapore superiori al primo. In più, considerate che se comprate in Lombardia, in un mercatino, un prodotto naturale o biologico portato lì dalla Puglia (ho citato due regioni lontane a caso, solo come esempio), il discorso ecologico va a farsi friggere per evidente spreco di carburante. Tenete gli occhi aperti: non è tutto oro quello che luccica, tranne quello che avete nel vostro portafoglio.
Stesso discorso per i mercati dal produttore al consumatore, quelli "a chilometri zero": non sono tutti uguali. A volte sono normali mercati, con normali negozi ambulanti (che usano quindi la catena dei grossisti), venditori che arrivano anche da lontano ed occasionali contadini e casari che vendono direttamente al pubblico le loro cose. Un serio mercato "a chilometri zero" ospita solo produttori autonomi ed artigianali, locali e/o del circondario: lo riconoscete facilmente perché la scelta è limitata ai prodotti di stagione e la quantità di merce è quella prodotta nella settimana tra un mercato e l'altro. Un mercato di questo tipo estromette sempre i venditori normali che vi si intrufolano.
Per concludere, fate attenzione al discorso sulla produzione biologica, che è diversa da quella naturale. Biologico vuole spesso dire uso controllato e limitato di fertilizzanti e pesticidi, non la loro eliminazione.